La Penna Rossa

Ha suscitato molto interesse nei giorni scorsi, la vicenda legata alla filiale della "Bcc Calabria Ulteriore" di Dasà: l'istituto di credito, non è più operativo. Un ridimensionamento importante, non è purtroppo una novità nel territorio.

Restando semplicemente al nuovo millennio, a centri come Dasà, Acquaro e Arena è stato tolto quasi tutto. Il paese protagonista dell'ultima vicenda, ad esempio, aveva un'antenna della Tim: andata in fumo non è stata mai ripristinata; tale dinamica ha portato gran parte dei residenti a fare una scheda telefonica Wind. Oggi la situazione è leggermente migliorata ma ci sono stati anni in cui, parafrasando il famoso slogan dell'azienda, avere una sim Wind non era un'opportunità ma l'unica soluzione per essere "più vicini" a chi abitava fuori zona e doveva essere contattato con il cellulare. Sempre lo stesso sito aveva una guardia medica tutta sua, rimossa negli anni 2000 e accorpata con quella di Acquaro. Quest'ultimo aveva nel suo territorio una Saub (Struttura Amministrativa Unificata di Base) dove si svolgevano funzioni di routine - era possibile fare le analisi cliniche e non solo - funzioni che oggi non ci sono più (nell'edificio presta servizio la guardia medica).

Anche Arena non ha avuto vita facile in tal senso. Il borgo montano non è stato estraneo a questi accadimenti perdendo 'strada facendo' (è quello che numericamente ne ha perso di più) presidi importanti: c'era la pretura che tra la fine del vecchio millennio e l'inizio del nuovo è stata dapprima modificata in ufficio del giudice di pace e dopo accorpata a Vibo. Nel comune vibonese, anche una vicenda analoga a quella di Dasà: la banca, che ha smesso di essere operativa recentemente (fu installato un bancomat che ebbe però vita breve). Da non dimenticare infine la caserma del corpo forestale, anch'essa inattiva da più di un decennio.

Meritano un capitolo a parte le incompiute; strutture mai utilizzate per le funzione previste e abbandonate. In questa categoria la casa famiglia per malati psichiatrici a Dasà o il carcere ad Arena. Edifici che avrebbero potuto rappresentare una grossa opportunità per il circondario e invece sono la cartolina della desertificazione sociale che questi paesi stanno vivendo.

La posizione geografica non è proprio ottimale rispetto a Vibo Valentia o Serra San Bruno, giusto per citare due grandi centri. I servizi di trasporto potrebbero anche risolvere il problema appena descritto ma sono carenti (per non dire nulli). Resta la soluzione della vettura personale è vero, però bisogna fare i conti con le arterie stradali che meriterebbero un discorso a parte. Chi amministra si trova a gestire e tamponare - non sempre ma spesso - problemi di una certa rilevanza su cui comunque ha scarso o nessun potere decisionale. La vicenda con cui è stato aperto questo articolo, ad esempio, ha visto il primo cittadino Raffaele Scaturchio, impegnarsi in prima persona, ma ciò non ha sortito alcun effetto. Oggi amministrare questi territori è paradossalmente anche un rischio. Il legame con i cittadini non ha filtri, è diretto (con tutti i pregi e difetti che questo comporta), le stanze dei sindaci non sono uffici ma "confessionali sociali" dove non è raro trovare gente che oltre il problema risolto vuole anche scambiare due chiacchiere e - anzitutto - c'è una condizione indispensabile: metterci la faccia sempre e comunque perché, nel bene e nel male, chi poi vive ed è sul territorio ogni giorno non è l'azienda "X" o il presidente "Y" bensì proprio gli amministratori. Alla luce di tutto ciò vale la pena vivere e amministrare in questi comuni?