Non si tratta di una svista ortografica - il necrologio del 74enne recava tra parentesi proprio il nome con cui era abitualmente conosciuto nel centro - ma di una storia che il paese delle Serre Vibonesi conosce ormai da anni e la cui genesi è per larghi tratti sconosciuta. Per come spiegato dai familiari, sua mamma voleva chiamarlo Mario, tuttavia all'anagrafe (il motivo non si sa) è stato registrato come Francesco. Espediente che non ha impedito la realizzazione del proponimento della madre anche se, pur chiamato per tutta la vita Mario, anagraficamente sempre Francesco è rimasto. Come sopracitato però quello di Francesco/Mario non è un unicum «c'è ne un sacco» spiegano alcuni storici del paese. La maggior parte dei nominativi venivano storpiati nella quotidianità a favore del nome del padre o della madre. Ad esempio Angelo Gentile - all'anagrafe - diventa Michele Gentile nell'uso comune (il nome del papà). Per larghi tratti la storia è, come sopra descritto, sconosciuta. Non mancano poi casi speciali come la signora Lucrezia Portaro (all'anagrafe) conosciuta nel comune come Lina. Lina - viene spiegato dalla famiglia - era la ragazza che vigilava su Lucrezia quando quest'ultima era bambina; quando 'la tata' ha lasciato Dasà, Lucrezia è stata chiamata affettuosamente con il nome della donna appena partita tenendo tuttora questo nominativo. Gli esempi riportati sopra sono ragionevolmente una percentuale minima, rapportati a tutti i casi della zona. Insomma, una sfumatura del circondario (e probabilmente non solo di esso)dai contorni non definiti ed è proprio ciò a rendere il tutto appassionante.