Poco più di un anno fa, precisamente il 2 ottobre 2021, iniziava nella diocesi di Mileto il vescovato di Attilio Nostro. Il presule durante quella funzione liturgica, ed all'interno di un'omelia di altissimo spessore religioso e umano, chiese ai fedeli: «Secondo voi, i bambini in casa ubbidiscono o comandano?». La risposta fu unanime «comandano», ma il quesito a distanza di mesi diventa sempre più attuale, entrando e toccando - al di là del semplice aspetto cristiano - la vita di ognuno di noi.
Premesso che questa domanda non ha - e mai avrà - una risposta precisa, abbiamo chiesto a Francesca Tucci, psicologa e psicoterapeuta, di darci una visione professionale rispetto al tema, spiegandoci come si stanno evolvendo le cose in entrambi i sensi. La professionista, ha posto anzitutto l'accento sul calo demografico sostenendo come, sempre più spesso, oggi arrivare ad avere tre figli significa avere una famiglia numerosa. «Ciò - spiega -incide sullo stile educativo che viene portato avanti. I bambini interagiscono sempre più con i grandi anche perché si ritrovano accanto all'incirca 5-8 adulti(nonni, zii) con i quali la comunicazione è più su un piano razionale/adulto, mentre sono sempre di meno i bambini con cui possono condividere dei giochi ed esprimere la loro emotività». Continuando la sua disamina la dottoressa ha poi spiegato come «i bambini di oggi sono meno portati ad ubbidire senza minimamente ribattere e i genitori che svolgono la sola funzione normativa - vale a dire dare regole senza spiegarle o concordarle - sono sempre meno». In estrema sintesi a venir meno non è tanto l'autorità dei genitori, bensì la loro posizione autarchica (che nel recente passato contraddistingueva non tutti ma tanti papà e/o mamme). «Più che comandare - rimarca ancora la Tucci - i bambini oggi dettano tempi e modi della vita familiare. Si vive con il mito del “non far mancare nulla ai propri figli”, in continua competizione con gli altri e con ciò che il mondo offre. Anche i bambini ricevono moltissime informazioni e stimoli tramite la tv o internet, ciò li porta - evidenzia ancora la psicologa - ad un confronto con gli altri basato sulla loro immagine, vissuto come un bisogno o un'esigenza». Questo è l'aspetto che poi, ad esempio, li porta nel concreto non a chiedere semplicemente un quaderno per la scuola, bensì il quaderno del personaggio X o della marca Y. «Tutto ciò - conclude l'esperta - fa sembrare ordini quelle che in realtà sono richieste e i genitori sono sempre più portati ad assecondare tutto ciò». Una risposta precisa insomma non c'è; l'unica cosa certa è che non ci sono più né i figli né i genitori di una volta.