La Penna Rossa

Una chiave di lettura diversa sulla chiusura della banca di Dasà

La vicenda della Bcc analizzata sotto un altro punto di vista
06/10/2022
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Può un istituto di diritto pubblico, che come dice la denominazione stessa dovrebbe regolamentare l'organizzazione e il funzionamento dello Stato, rispondere in merito ad una vicenda che interessa cittadini e sindaci di ben tredici comuni, quando i giochi sono già fatti? Può un ente pubblico - repetita iuvant - che in quanto tale ha un rapporto di sovraordinazione su gli altri soggetti dire che su determinate scelte «non può intervenire»? La storia legata alla chiusura della Bcc Calabria Ulteriore attiva a Dasà dice di si. L'istituto di credito è inoperante da ormai 18 giorni e da ancor più tempo - 35 giorni prima rispetto alla risposta - ben tredici fasce tricolori avevano scritto a Banca Italia, l'organismo di cui stiamo parlando, chiedendo di intervenire su quella situazione. La tempestività se rappresenti lo Stato non è un optional, se poi a scrivere sono più amministratori - che lo rappresentano alla pari - allora non solo non è un optional ma diventa un'esigenza. Basterebbe questo per capire che, al di là di come sono andate a finire le cose, alcune risposte chieste dagli organi locali non sono arrivate nei tempi previsti. Purtroppo però c'è di più: Bankitalia esercita un'attività di vigilanza anche sulle altre banche ma nella missiva con cui risponde ai primi cittadini(quest'ultimi avevano scritto che a parer loro i soci della Bcc non erano stati consultati sulla scelta di chiudere l'ufficio o che comunque il tutto non gli era stato spiegato a sufficienza) a riguardo si limita a dire che monitorerà «l'evoluzione della presenza bancaria sul territorio» senza però prendere posizione sul quesito sollevato (che non è certo di poco conto). La chiusura degli uffici ormai è storia tuttavia questa dinamica, visti gli interlocutori coinvolti, non può lasciare indifferenti. Due sono le cose: o su questa vicenda l'istituzione protagonista del nostro racconto è stata intempestiva e per il ruolo ricoperto sarebbe preoccupante, oppure (ancora più grave) c'è stata superficialità dovuta al fatto che si tratta di piccoli centri. In entrambi i casi la voce dei sindaci, che in questa circostanza si sono comportati egregiamente, è stata comunque ignorata. Se ci fossero episodi analoghi in futuro, più che una falla sulle problematicità dei paesi dell'entroterra vibonese, si aprirebbe una voragine sull'assenza dello Stato in questi territori. A quel punto, visto che pur mettendoci tutto l'impegno i risultati vengono meno, più di un amministratore dovrebbe pensare di riconsegnare la fascia tricolore.

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