La Penna Rossa

Di cosa parlano gli scrittori di Acquaro,Arena e Dasà?

I tre comuni hanno una «tradizione culturale» importante
04/11/2022
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Alcuni tra gli scrittori vibonesi più rilevanti degli ultimi anni, derivano dai comuni di Acquaro, Arena e Dasà. I centri dell'Alto Mesima vantano una “tradizione culturale” considerevole, ignota però - in termini di lettura - ai più. Basta pensare ad esempio all'eredità lasciata in tal senso da monsignor Ignazio Schinella o l'ingegnere Antonio Tripodi, due figure che hanno prodotto diverse opere e i cui nomi [entrambi sono morti da pochi anni]vengono menzionati tuttora in molte iniziative. Come sopracitato, però, un capitale letterario esiste ancora oggi ed è “amministrato” da un mix di adulti e giovani del posto.

Ad Acquaro a scrivere ad oggi sono in cinque: uno è Nando Scarmozzino un noto giornalista che ha prodotto più testi, l'ultimo si chiama “Odi d'amore” e questa estate è stato presentato nel suo paese. É uno scrittore plurivalente che ha composto poesie e spiegato bene - mettendo nero su bianco - qualche peculiarità del suo popolo [da rammentare a riguardo il “Vocabolario del dialetto acquarese”]. Giuseppe Galati e Maria Maiolo sono invece due artisti versatili. Il primo è un ex professore, è un pittore ma ha scritto - e presentato nella stagione estiva - “Memorie nella storia” dove racconta fatti e avvenimenti storici del paese in cui abita. Maria [che attualmente vive in Lombardia] invece ha scritto vari libri sulla mafia - citiamo tra questi “Vite spezzate” - apprezzati dai cultori del fenomeno - come l'associazione Libera - e non solo; ha presenziato infatti a svariati eventi che si sono svolti nelle Preserre vibonesi e non molto tempo fa anche ad incontro in un comune comense. È una musicista ma il suo contributo sul tema della legalità è stato ed è significativo. Da citare anche Ferdinando Ierardo con “Cosi parlavano i nostri avi”,Mariantonia Crupi - sono entrambi ex docenti - con il suo “I limoni e la malvarosa” [un romanzo] e Giuseppe Parrucci - un fioraio - che nel 2002 propose al pubblico “I sette allegrizzi”, una raccolta di canti, litanie e rosari in vernacolo: nel suo genere fu uno dei primi.

Ad Arena, Caterina Calabrese, ex preside del liceo scientifico “G.Berto” - ora in quiescenza - ha fatto diverse pubblicazioni inerenti il borgo montano ed è da annoverare anche tra gli studiosi locali. Neanche due settimane fa ha presentato a Vibo Valentia “Il castello di Arena - costumi e tradizioni negli anni 60”, anche Salvatore Francese ha raccontato alcune dinamiche del luogo con “Mastro Runcigghju”, presentato al Salone del libro di Torino città in cui risiede. Sua figlia, l' antropologa Maria Teresa Francese, agli albori del nuovo millennio con “Fede e pietà popolare nell'Affruntata in Calabria” parlò della 'Ncrinata di Dasà, in un periodo in cui il rito religioso del sito limitrofo era si rinomato ma non quanto lo è oggi. Giuseppe Sette [attualmente anche lui in Piemonte] è un altro arenese da citare: sono circa venti i volumi che portano la sua sigla [tutti acquistabili su Amazon] e l'ultimo si chiama “Arena di Calabria in versi” con il titolo che spiega ampiamente di cosa tratta. Va inclusa in questa specifica lista anche Flavia Idà, autrice poliedrica e poliglotta: l'ultima opera è “Figli del tempo sbagliato”.

A Dasà, restando all'ultimo quinquennio, gli autori sono quattro: uno è monsignor Rocco Scaturchio, attualmente sacerdote in una parrocchia di Vibo Valentia che con “Non vi lascerò orfani - spunti di riflessione sul mistero pasquale” ha esposto e commentato in merito alla festa più importante per i cristiani. Franco Luzza - uno storico - con “Sulle orme del Monastero di San Pietro Spina di Ciano nella Calabria Bizantina - Normanna” ha invece posto l'accento sull'aureolato della frazione di Gerocarne e nelle sue presentazioni - l'ultima ad Acquaro quindici giorni fa - non manca di ricordare un altro monaco basiliano molto caro ai suoi concittadini vale a dire San Lorenzo. Antonio Malvaso, è un neo laureato presso l'università Vita - Salute San Raffaele di Milano e con “La variabile costante” ha evidenziato aspetti come la salute e la malattia ma ci sono anche sfumature di psicologia e filosofia. Claudio Gentile è invece un articolista di 'il Quotidiano del Sud' e con “Favorisca i sentimenti” ha interpretato e formulato delle opinioni su vari temi come l'ambiente, i social network, la solitudine e la famiglia [giusto per citarne alcuni]. Ha inoltre creato dallo scorso anno “Il libro dei fatti dasaesi” che però - per detta dell'autore - è da pensare più come un annuario/almanacco messo a disposizione della comunità [visto che nelle intenzioni deve raccogliere ogni dodici mesi le principali news dell'anno solare nonché alcuni dati come i battesimi, i matrimoni e i funerali del posto]. Prova ne è il fatto che ha donato una copia alla biblioteca comunale affinché tutti i cittadini potessero usufruirne e non ha fatto nessuna presentazione.Quando si parla di cultura, anche se negli ultimi cinque anni non ha fatto pubblicazioni,va citato Francesco Romanó. Erudito come pochi, fine conoscitore di storia locale, non a caso guida l'Associazione culturale dasaese da molti anni.

Come già detto si tratta dunque di un vero e proprio capitale letterario da salvaguardare e preservare [in riferimento anche alle opere passate che sono numerose e solo per questione di sintesi non elenchiamo qui]. Gran parte dei libri di cui vi abbiamo parlato sono custoditi in un'apposita sezione della biblioteca comunale di Dasà.

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