Poche ore fa - nella sua memoria liturgica - a Dasà come in tutte le comunità della Chiesa cattolica è stato celebrato San Giovanni apostolo. Nel comune sopraindicato, tale ricorrenza ha assunto da ormai un biennio una connotazione precisa: viene valorizzato il patrocinio che “il discepolo che Gesù amava” ha sulle vedove. Si tratta di una protezione ignota ai più ma che ha un antefatto chiaro e preciso; il tutto deriva infatti dal Cristo morente che, poco prima di spirare, affida sua mamma [vedova di San Giuseppe] proprio a Giovanni. Questi, per come scritto nello stesso vangelo «da quell'ora l'accolse con sé». È una dinamica importantissima, considerando che si parla della vedovanza della Madre di Dio ma non è l'unica peculiarità del “teologo”. L' evangelista, è l'unico a seguire il Nazareno dal momento in cui questi lo chiama come discepolo alla crocifissione, ecco perché viene spesso indicato come modello di fedeltà [per antonomasia il richiamo va al marito o moglie che non abbandona il coniuge durante le sofferenze o le tribolazioni fisiche e morali]. C'è infine un'altra inerenza: messo in una caldaia di olio bollente per essere ammazzato, il protagonista del nostro racconto né uscì miracolosamente vivo. Questa vicenda lo porta ad avere la protezione anche su coloro che hanno a che fare con l'olio [che per i cristiani è da sempre anche simbolo di medicazione, tanto che nei testi biblici si parla di "olio che risana le ferite del dolore"]. Le causali succitate sono state quelle che poche ore fa hanno portato alcune donne a riempire - con il liquido portato da casa - la lampada votiva del santo, accesa poi dal parroco; un modo tanto semplice tanto dirompente per chiedergli di “curare i patimenti interiori”. Gesti ed episodi, quelli appena raccontati, che testimoniano - semmai c'è ne fosse ancora bisogno - la grande figura di San Giovanni.