Ventinove vacanzieri giungeranno - domani - a Dasà da oltreoceano. Ad accoglierli ci sarà la sigla sociale Dásos Eliés - ormai un' habitué in simili contesti - che gli farà creare e degustare alcuni piatti tipici della Regione.
È proprio il passaggio da eccezionalità a consuetudine, spinge in molti a chiedersi cosa porta un viaggiante a farsi più di 14mila chilometri [quelli che arriveranno tra poche ore sono australiani] per vedere Dasà.
Secondo quanto scritto nel sito che promuove la visita al centro vibonese - www.visitdasa.com - Dasà “è la destinazione perfetta per i buongustai che vogliono esplorare i sapori autentici dell'Italia” nonché “la porta d'ingresso verso esperienze culinarie che i turisti possono solo sognare”. Una descrizione ambiziosa che tuttavia sembra suscitare molti apprezzamenti.
«Quello che gli ospiti fanno - ci spiega una volontaria - varia dal tipo di esperienza che scelgono; se vogliono creare la pasta si inizia con la visita del mulino, poi un piccolo tour del paese e infine la preparazione dei fileja e conseguente pranzo con la pasta e altri prodotti tipici».
C'è poi l'opzione pane: «in questo caso - continua la donna intervistata - l' alimento viene impastato nel forno a legna e il pranzo si fa con la "pitta" calda unitamente a mortadella, nduja, ricotta, salame e altri prodotti».
Esiste infine anche l' opportunità di fare il formaggio «chi sceglie ciò - le conclusioni - visita una fattoria, munge le capre e dopo aver dato vita al prodotto caseario mangia ricotta calda e pane duro»
Attività tutto sommato classiche e abituali per chi vive in questo tipo di zone; eppure nell' usanza di pochi - il paese è soggetto a una costante migrazione - si consuma l' irripetibilità di molti [che pagano e investono tempo per conoscere Dasà].