Dopo l'approvazione del progetto - lunedì scorso - continua il dibattito sulla nuova sede dell'ufficio postale a Dasà; la differenza di vedute è stata esplicitata da entrambe le parti pubblicamente.
La dinamica è semplice ma importante: ad inizio settimana il Consiglio comunale ha autorizzato il cambio di sede dell'ufficio postale; dal container - dove eroga servizi attualmente - alla Biblioteca comunale. L'ok è arrivato dopo una discussione tra gli amministratori di minoranza e quelli di maggioranza, con quest'ultimi che hanno votato all'unanimità la scelta (sull'altro fronte due contrari e un astenuto). Il sindaco del paese ha fatto un excursus sulla situazione, nel quale ha spiegato che all'avviso pubblico - diramato dal Comune e nel quale si chiedeva la disponibilità di immobili da dare all'azienda italiana - hanno risposto pochi concittadini; sugli edifici esaminati - sempre per quanto espresso dallo stesso - solo uno era risultato idoneo, la trattativa tra il proprietario e l'impresa è però saltata per discordanze sul contratto di locazione. «Dopo il fallimento di queste negoziazioni - ha continuato l'amministratore - ho mostrato agli interessati tutte le stanze di nostra proprietà (tra cui il centro polifunzionale antistante la Casa di riposo), ricevendo un diniego quasi totale: l'unica struttura adeguabile alle esigenze dei locatari è la Biblioteca, l'alternativa era la chiusura definitiva». Il disegno prevede poche modifiche ma considerevoli: le due stanze attuali non saranno toccate ma cambieranno entrata (e non saranno più contigue), mentre l'attuale corridoio sarà sostituito da una terza sala, dove saranno ubicati gli sportelli postali. Quanto predetto, è stato affermato dal capo dell'esecutivo - oralmente - nel consiglio comunale di lunedì scorso, un incontro che per legge era aperto a tutti, ma al quale hanno presenziato pochissime persone.
Tra i più fermi oppositori alle argomentazioni succitate c'è Francesco Filardo, capo della minoranza che nell'adunanza del 23 settembre ha fatto un intervento particolareggiato: nel suo discorso l'uomo ha rimarcato il valore storico e sociale della biblioteca, enumerando poi una serie di articoli che - a detta dello stesso - vietano le modifiche strutturali proposte dal gruppo politico “Dasà insieme”. Una tesi su cui converge un terzo raggruppamento: un Comitato di dasaesi appositamente costituito, e contrario alle modifiche da apportare al luogo culturale. Al momento i membri non sono noti, al contrario dei due rappresentanti; Francesco Romanò e Francesco Antonio Romanò. Il primo è l'attuale presidente dell'Associazione culturale, ma più volte, pubblicamente e chiaramente, ha sottolineato come la sua battaglia sia condotta a titolo personale e come la sigla da lui coordinata sia apolitica e neutrale agli accadimenti in corso. Il secondo è l'ex sindaco del paese (dal 2002 al 2007) e sostiene di aver avuto più incontri con l'attuale amministratore, nel corso dei quali (e anticipatamente rispetto all'incontro dei giorni scorsi) aveva palesato l'impraticabilità del piano studiato dal primo cittadino. Una tesi diversa da quella del sindaco (che ha evidenziato l'assenza di entrambi al consiglio comunale e tempi e modi con il quale hanno contestato la scelta). I due condividono la nascita della biblioteca, visto che l'edificio è stato costruito durante la consiliatura di Francesco Farina (di cui facevano parte). La loro posizione è analoga a quella del capogruppo della lista politica “Gli Ulivi”: per il summenzionato valore sociale, nonché per la storia del luogo in questione, la costruzione non deve subire cambi rispetto a come è stata concepita. Un'idea condivisa da altri abitanti del posto (attualmente solo tramite social), perplessi sul fatto che 'in un paese che attraversa un forte spopolamento non si trovi un immobile libero e adatto'. Il Comitato - tramite i suoi rappresentanti - ha detto inoltre che potrebbe ricorrere al Tribunale amministrativo regionale (Tar), proponimento che se concretizzato darebbe vita ad una battaglia anche burocratica, con tanto di pronunciamento finale sulla questione da parte dell'ente preposto.
Il discorso più che sul problema in sé (tutte le parti riconoscono la necessità di una nuova sede per la Posta) è incentrato sulla tempestività delle decisioni e comunicazioni fatte e sul posto preso in considerazione per risolvere questa criticità. Intanto il primo cittadino ha chiesto un incontro pubblico e di persona a quanti sono in disaccordo con le disposizioni date, invito su cui - almeno sino al momento in cui stiamo scrivendo questo pezzo - non è giunta nessuna risposta.