Dopo l'avvio dei lavori per la conversione di parte della Biblioteca comunale di Dasà in ufficio postale, è arrivato ufficialmente il ricorso al Tar – Tribunale amministrativo regionale – da parte di alcune persone: i nomi dei firmatari non sono ancora noti ma il sindaco (attraverso un comunicato) ha spiegato che i soggetti che si ritengono lesi dalla scelta fatta sono tre, un membro dell'attuale minoranza consiliare “Gli ulivi” e due concittadini. Nella nota stampa l'amministratore ha rimarcato nuovamente le causali della decisione; dalla ricerca prolungata e infruttuosa di locali a seguito dello sfratto subito dall'azienda italiana, alle discordanze sul contratto di locazione tra la stessa e alcuni abitanti del posto: cause che hanno portato all'opzione sopracitata, l'unica concretamente realizzabile. «Per rendere fattibile il piano – ha sottolineato il capo dell'esecutivo – abbiamo dovuto risolvere numerosi adempimenti, trascurati da chi in passato aveva realizzato la struttura»; le problematicità elencate successivamente sono considerevoli:«Abbiamo dovuto fare il passaggio di intestazione e persino il censimento, operazioni sospese da più di un ventennio». Il primo cittadino ha poi evidenziato il mantenimento dei servizi erogati, con il popolo che potrà fruire ancora delle due sale (che non saranno più contigue) e beneficiare dell'offerta culturale, legata ai volumi custoditi nella stanza più piccola: l'atteggiamento dei contestatori per il politico è dunque inesplicabile, ostacola l'istituzione da lui guidata nel proponimento di conservare un presidio importante come la posta (dopo aver già perso la banca) e porta il Comune ad investire soldi per difendersi nelle sedi opportune, «risorse che potevamo usare per il bene collettivo», afferma Raffaele Scaturchio. Allo stesso tempo – sempre per quest'ultimo – appare inspiegabile il silenzio del gruppo di fronte all'utilizzo dell'immobile come seggio elettorale (da numerosi anni), nonché come sede della Protezione civile (per circa un decennio nella stessa area in cui dovrebbe sorgere il nuovo ufficio). Da qui le domande pubbliche ai ricorsisti: «Perché questo accanimento verso l’ufficio postale? É più importante tenere un servizio fondamentale che porta benefici tangibili a tutti, o la conservazione totale degli spazi della biblioteca che continuerà comunque a svolgere la sua funzione?» In conclusione, il sindaco ha sostenuto che «il ricorso più che da una reale preoccupazione per i cittadini è mosso dal desiderio di creare disservizi, di ostacolare ogni iniziativa positiva pur di lasciare un segno riconducibile a vecchie gestioni». L' appello è quindi alla cittadinanza da lui amministrata, al senso civico e al buon senso nel riconoscere l'equilibrio garantito tra servizi e cultura che non può essere ignorato.