Lo scorso dicembre un giovane nativo di Arena, Giuseppe Sette, ha pubblicato un volume digitale dal titolo “Calabria e Arena”. L'uomo – che attualmente vive a Michelino – non è nuovo a produzioni letterarie, tuttavia la nuova opera presenta delle specificità che la distinguono dalle precendenti: una delle note distintive è rappresentata dal contributo che undici persone hanno dato al testo, fornendo descrizioni del territorio a livello informativo o storico; è un modus operandi utilizzato a più riprese da numerosi autori ma mai per libri pertinenti l'entroterra vibonese. Tra i contributi più rilevanti c'è quello di Pasqualino Siciliano, un cittadino del posto che da anni conserva e annota (anche ma non solo digitalmente) i principali accadimenti del borgo montano e di Nando Cirucci – un arenese noto per il suo impegno sociale – che per diverso tempo ha guidato l'Avis locale. Un altro fattore da evidenziare è la gratuità dello scritto; può sembrare una quisquilia ma in realtà è una cosa molto importante, abitualmente, in termini remunerativi, la diffusione di un'opera è dettata anche dalle copie acquistate per un legame affettivo con l'autore o quelle che lo stesso fa prelevare aprioristicamente ad associazioni o enti che poi magari curano le presentazioni o la propagazione dello stampato: in questo caso l'adesione dei lettori al prodotto può definirsi veritiera, ossia fedele nei numeri ai soggetti che nutrono un reale interesse. Infine, nella stessa raccolta sono custodite le testimonianze di due arenesi che attualmente risiedono in Australia e Stati Uniti: genericamente questo tipo di sensazioni ed emozioni si trovano sui social, proprio in virtù di ciò – e tenendo conto che si tratta di sporadici e brevi post – custodirli digitalmente è difficoltoso, perché richiederebbe un controllo durevole e costante delle bacheche che ospitano questi commenti; riportandoli nero su bianco Giuseppe (che tratta in prima persona le pagine dedicate al centro dell'Alto Mesima) ha conservato le riflessioni di chi vive oltreoceano. In tal senso e in un discorso più ampio, raccogliere questo genere di interventi può dare ulteriore valore al lavoro di chi mira a pubblicizzare i piccoli centri: quello degli emigrati, che non sono più residenti (quindi notano le cose che per i più sono scontate) e hanno vissuto la storia di quei comuni (quindi a differenza dei classici vacanzieri hanno una conoscenza più profonda del territorio) è un punto di vista unico.