La Penna Rossa

Ma gli animali hanno un'anima?

Abbiamo posto la domanda ad una toilettatrice e un religioso: ecco le loro risposte
27/01/2025
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Ma gli animali hanno un'anima? È questa l'unica domanda che abbiamo posto a Marialaura Malfitano, una toilettatrice (ha un negozio a Vibo Valentia) che in quanto tale si ritrova quotidianamente faccia a faccia con gli amici a quattro zampe: nel corso della nostra chiacchierata la donna ci ha parlato di Jaco, un Cavalier king con il quale ha condiviso nove anni di vita. Per lei è stato molto più di una semplice compagnia e gli aneddoti condivisi ne danno piena conferma: «Onestamente – ci racconta – io ero andata nell'allevamento con l'idea di prendere un'altra razza, però quando ho visto lui ho sentito subito una forte connessione, vibrazioni particolari e ricambiate, è stata una scelta reciproca perché anche lui mi ha fatto capire che voleva me con lo sguardo e scodinzolando».

Fatti opinabili, che diventano però incontrovertibili nel proseguo della storia: «Abitavo a Milano – spiega – e soffrivo di attacchi d'ansia che mi bloccavano completamente, ad un certo punto avevo paura anche ad uscire davanti casa per buttare la spazzatura; grazie a lui piano piano ho trovato la forza di uscire da questa situazione. All'inizio – continua – stavamo nell'area circostante alla mia abitazione, poi una manciata di metri più avanti sino ad arrivare ad un progressivo e costante aumento del percorso. Quando tornavamo – la particolarità – psicologicamente ero devastata, lui si metteva sopra di me e stava lì finché il mio respiro non tornava normale». Poi il discorso si fa più circostanziato e la giovane ricorda altri momenti:«Talvolta avvertivo dei dolori in determinati punti del mio corpo e Jaco, non so come, si metteva proprio lì, sulla zona dolente; era qualcosa di inspiegabile». Tra di loro c'era una corrispondenza emotiva forte, tangibile e chiara:«Lui aveva un tumore che nel corso della notte lo portava ad entrare in apnea e bloccarsi completamente, fastidi che lo attanagliavano all'improvviso mentre dormivamo; io – il dettaglio della maieratana – mi svegliavo istintivamente due tre minuti prima che accadesse ciò, gli stavo vicina in quei pochi ma intensi secondi di sofferenza e poi entrambi tornavamo a dormire tranquillamente. Non so darmi una spiegazione logica – evidenzia – su come facevo a percepire questi accadimenti mentre ero nel pieno del sonno».

A corroborare la sua tesi arrivano poi altri fatti:«Durante la nostra esperienza – Jaco è morto nel 2021 – ho perso il nonno e uno zio: nel primo caso, il giorno della dipartita (ancor prima che giungesse la notizia), il giocherellone era stranamente immobile. Fermo in un angolo della stanza osservava tutto mestamente, ha rifiutato il cibo che gli ho messo davanti e non non mi ha chiesto neanche l'abituale passeggiata; analogo comportamento l'indomani, è rimasto nel suo cercando di essere meno d'intralcio possibile. Nel secondo caso – asserisce la professionista – per le esequie di mio zio sono uscita alle sei di mattina tornando a mezzanotte: per una serie di circostanze ho dovuto lasciarlo a casa, mettendogli però il cibo, l'acqua e la traversina per ogni necessità; quando abbiamo riaperto le porte era sveglio ad aspettarci, nonostante fosse la prima volta che stava solo, (chi ha animali sa cosa comporta la cosa), non aveva consumato nessun pasto, la traversina era pulita e tutto era perfettamente in ordine come lo avevamo lasciato, incredibile».

Secondo Marialaura la risposta al nostro quesito è dunque positiva, e a conclusione delle sue argomentazioni ci dà un ulteriore spunto a livello emotivo:«Quella tra me e lui – la chiosa – è stato un rapporto che io non ho più provato con nessuno, nonostante oggi abbia un altro cane e un compagno».

Cosa dice la Chiesa

Dopo questo dialogo abbiamo contattato un religioso, con l'obiettivo di avere un pensiero a sfondo ecclesiastico, tenendo in considerazione l'attenzione che la Chiesa nutre verso questo genere di questioni: l'interlocutore ci ha affidato dei testi pertinenti la materia, nei quali la risposta c'è ma lascia spazio ad altri interrogativi. Paolo De Benedetti, un teologo e biblista, sostiene che «occorre riconoscere con fede piena la resurrezione di tutto ciò che ha avuto la vita, animali e piante. Se ciò non avvenisse – si legge ancora – bisognerebbe riconoscere che la morte è più potente di Dio, che la morte vince in eterno la vita». Sembrano frasi che esulano dal contesto, ma in realtà fanno da apripista ai passaggi successivi dove la questione viene sviscerata concretamente: «La Torah e tutta la tradizione ebraica successiva – dice l'uomo – vietano nel modo più assoluto l’uso del sangue degli animali». Le parole della Bibbia sono chiare: “Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo (si legge nella Genesi). Vi do tutto questo, come già le verdi erbe, soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue”. «Il sangue – l'interpretazione dello studioso – contiene la vita, cioè l’anima che è riservata a Dio: ciò significa che, pur consentendo dopo il diluvio universale di cibarsi di carne, Dio si riprende l’anima degli animali. Anche per essi c’è dunque un’altra vita». Quello succitato è dunque un tema di difficile gestione; non a caso anche i pontefici si sono espressi in maniera differente: Paolo VI, consolando un bambino in lacrime per la morte del suo cane, ha affermato che «un giorno rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo», anni dopo Giovanni Paolo II, in un'udienza, ha invece spiegato che alcuni testi sacri «ammettono che anche gli animali hanno un alito o soffio vitale e che l’hanno ricevuto da Dio». Per Benedetto XVI – che amava i gatti – non c'era nessuna vita eterna per gli animali, mentre papa Francesco ha affermato che la vita dopo la morte è garantita a «tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio»; nessun riferimento diretto agli animali dunque ma, considerando che la creazione della natura e degli stessi animali viene descritta dalla Genesi come frutto del pensiero e della volontà di Dio, in tanti hanno fatto un collegamento diretto.

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