Nei giorni scorsi, un folto numero di persone ha partecipato a un’iniziativa organizzata dalla famiglia di Mike Arruzza, per ricordare e celebrare il compianto artista dasaese. La manifestazione si è svolta in via Savoia, arteria dove sorge la casa che diede i natali al professionista.
Gli interventi sono stati aperti dalla moglie Iride Lidia Prinzi, che, oltre a specificare i motivi della scelta logistica, ha evidenziato l’attenzione del marito al problema dell’emigrazione: «Soffriva quando vedeva le abitazioni, le piazze e i rioni svuotarsi – ha asserito – e non è un caso che i suoi quadri siano abitualmente popolati di persone: lavoratori, bambini, donne, gente del posto in scene quotidiane». La tematica predetta non era però l’unica a coinvolgere il pittore: «Nelle tele – ha continuato – c’è anche un forte richiamo al rapporto tra l’uomo e la natura, come valore universale e armonioso che può salvarci, oggi la questione ambientale è molto sentita, per questo motivo la sua pittura è la pittura del futuro».
Uno degli aspetti più toccanti e raccontati è stato anche il fortissimo legame tra il protagonista dell’iniziativa e sua madre. A testimonianza di ciò, l’inaugurazione dell’opera dal titolo Donna Nimpia, riprodotta e installata sul muro dell’edificio in cui lei lo crebbe insieme agli altri figli, con in sottofondo la canzone A mamma mia, scritta e composta da lui, dal titolo tanto semplice quanto emblematico.
La musica è stata anche al centro delle prime dichiarazioni del sindaco del paese, Raffaele Scaturchio, che, oltre a volere un pentagramma sulla targa commemorativa donata dall’Amministrazione – sistemata a pochi metri di distanza dal ritratto succitato e benedetta con lo stesso dal parroco don Franco Fragalà – ha ricordato la sua esperienza in ambito scolastico (era alunno di Mike, che ha insegnato Educazione musicale per diversi anni). Unitamente a ciò, il primo cittadino ha fatto un richiamo alle opere che si trovano in varie sedi istituzionali – come quella di Giuditta Levato, firmata dal suo concittadino e allocata nella sede del Consiglio regionale a Reggio Calabria – e ha annunciato che gli sarà intitolata una parte dell’attuale Corso Umberto (dalla chiesa matrice a largo San Giovanni).
«È una delle persone migliori che ho incontrato nella mia vita», ha detto invece visibilmente commosso Pietro Comito, giornalista e intimo amico di Arruzza, del quale ha scritto anche la biografia in un libro (contestualmente all’evento ha donato delle copie per la biblioteca locale). «Rappresentava nobiltà, dolcezza e sensibilità e i suoi valori – ha sottolineato – incarnano quelli di questa comunità. Ciò che ha lasciato al suo paese – la chiosa – è però solo un frammento rispetto all’eredità lasciata all’intera Calabria e al Mezzogiorno. Nel mio cuore lui rimarrà sempre vivo».
Tra i relatori c’era anche Pasquale De Masi, regista che con l’artista ha condiviso una pellicola. Il dasaese ha interpretato il priore di un convento domenicano nel film Il coraggio di credere, prodotto dal cineasta sorianese. «Ricordo la sua umiltà, semplicità, affabilità, il suo sorriso», ha detto parlando del loro legame. «È stato uno dei pochi attori che non abbiamo dovuto doppiare perché non aveva flessioni dialettali. Vorrei proporre la visione del film nel periodo natalizio – ha concluso – di modo che ognuno possa serbarne memoria anche visivamente».
L’ultimo intervento dei conferenzieri è stato quello di don Rocco Scaturchio, sacerdote originario del centro vibonese che aveva uno stretto rapporto con Mike. Il religioso ha voluto porre l’accento su alcune attività condivise – come la prima Festa degli emigrati – e sulla sensibilità della persona ricordata. «La bellezza è stata la base della sua vita – ha esordito – e lui l’ha portata dappertutto: nei testi, nelle canzoni, nell’arte; è stato un uomo dell’estetica. L’ha cercata ovunque – ha spiegato – e visto che noi cristiani cerchiamo l’Onnipotente nella bellezza, possiamo dire che lui, con le opere che esprimevano appieno questo valore, è stato un testimone della presenza di Dio in mezzo al mondo. Ha captato cose che un uomo di strada non può comprendere, con la sublimità delle sue produzioni e sensibilità, doti che gli hanno permesso di portare gioia, luce e amore a tutti quanti lo hanno conosciuto», ha dichiarato in conclusione del suo discorso.
Successivamente, diversi presenti hanno voluto rammentare la figura di Mike, commentando aneddoti e progetti che lo hanno visto protagonista.
A chiudere la serata sono stati i Menestrelli – un gruppo del luogo – che hanno fatto rivivere i brani e le note dell’illustre compaesano: un canto collettivo emozionante, che, al pari dell’elevata ed entusiasta adesione al momento, testimonia appieno la benevolenza e la rimembranza affettuosa che l’intero territorio nutriva e nutre verso il poliedrico creativo delle Preserre vibonesi.